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196    L'AERONAUTICA

DA ROMA A RAVENNA IN PALLONE SFERICO
(Impresioni d'un volo notturno).

Chi non ha provato l'ascensione libera non conosce l'amore, non sa l'ebbrezza della vita vera, denudata dell'artificio civile, non percepisce il leggame dell'anima umana a quella della grande natura, tanto sublime per gli iniziati del suo culto; quanto matrigna per i pescicani del progresso confinato alla zolla!  Niente motore, che, nel tormento della sua voce, ricorda ad ogni pulso del cuore d'acciaio, l'essenza mortale; niente sforzo viziato ed angoscioso;ma la dominazione del sublime infinito, nella communione ininterrotta dell'invisibile...

[[image - black & white photograph of men gathered around the basket of a balloon]]
[[caption]]Da sinistra a destra: Cap. Volla - Ten. Perpignani - Cap. Ferrero - Cap, Fumasuoli.[[/caption]]

Excelsior: La mongolfiera che spazia silente e senza sfida la via azzurra ha sedotto il terzo elemento, e le brezze riconoscenti, di non essere violate, la cullano, con le dolcezze del l'ospitalità, in una rotta d'incanti, fralenubi e gli abissi del cielo infinito.

Era l'ora che fugge la stanchezza del giorno quando lAer n. 2. affidato all'abile mano del capitano Augusto Ferrero diceva addio all'Hanar di Ciampino.  Cerimonia semplice, pochi amici devoti, i compagni di fede; al "via" comincia l'ascesa senza rumori e senza scosse, avvertita soltanto dalla vista del paesaggio che impicciolisce in una sfumatura di sogno.  Vento da sud, appena accennato; stasi di quasi immobilità sull'agro pensoso; torri e sepolcri, mandre di puledri scapigliati, torme di bufali irrequieti baciati dalla notte incipiente, nella lontananza che toglie ogni attrito al vivere beato...

Oh! sacra pianura dei nostri padri antichi, il tuo profumo sale alle stelle inebriante e melancolico come tutte le cose buone foriere di vita nuova.

Ci sentiamo stretti dalla bontà dei forti, umile e grande, in quel deserto amico che si anima sotto alla carezza arguta della luna, sorta nel frattempo...raccolti in una meditazione religionsa, gravida d'oblio; quando il pallone freme d'improvviso, come scosso da soffio creatore... Un'estasi supplica d'ignoti ci risveglia bruscamente e col presagio del miracolo che sta per compiersi, lanciamo nella notte uno sguardo di fede, accarezzato dall'aura frizzante che ci porta veloci.

È un grido solo "Roma"..." dolcemente supina al nostro sguardo di conquista, segnata nei suoi più gelosi segreti da mille luci bizzarre, in una luminaria fantastica.  Ecco S. Paolo e la piramide di Caio Cestio e le antenne marconiane puntate nel cielo; ecco S. Pietro, assonnato in un velario opacamente evanescente... Ecco le arterie massime che convergono ad una ad una al cuore dell'Urbe, ai piedi dell'Altare della Patria, biancheggiante nello sfolgorio di Piazza Venezia come vergine ignuda in un rogo di passione.

Evviva la vita... Come siamo deliziosamente soli... Mezzanotte... addio Città eterna, dove la morte non pesa!  Il Tevere ci abbandona coi riflessi cupi di Ponte Milvio e mentre sorvoliamo Monte Mario e la sua cinta luminosa, un raglio d'asino ci da il vale estremo dell'abitato.  È la voce degli umili sempre prossima al cielo!... Il terreno s'intarsia di colline, le strade si rincorrono, si contorcono, si abbracciano in mille nodi di stelle filante.  Di tratto in tratto un gruppetto di luci, è un centro di vita... Sempre avanti nel buio felice, mentre il direttissimo Orte-Roma dirige convulso la sua stria luminosa, in una lentezza snervante!  Sono forse trasportati verso la Capitale i destini d'Italia?...

Come siamo lontani dal mondo senza onta e senza gloria!

Ad intervalli una strzzatina allo statoscopio, una occhiata al barometro, un getto di sabbia; quota pressocchè costante, vento sempre favorevole, la