Viewing page 83 of 200

This transcription has been completed. Contact us with corrections.

L'AERONAUTICA      199

[[line]]

RAPPORTO DELL'ASCENSIONE LIBERA
14-15 MARZO 1920.

[[italics]] Pilota: [[/italics]] capitano Ferrero 
[[italics]] Equipaggio:[[/italics]] capitano Fumasuoli, capitano Volla, tenente Perpignani, tenente Garavaglia.
[[italics]] Località di partenza: [[/italics]] Ciampino, ore 18.30 del giorno 14. 
[[italics]] Località d'arrivo: [[/italics]] Ravenna, ore 9.5 del giorno 15.
[[italics]] Zavorra alla partenza: [[/italics]] kg. 290.
[[italics]] Zavorra all'arrivo: kg. 110.
[[italics]] Condizioni meteoroligiche: [[/italics]] cielo mezzo coperto.

Con poca forza ascensionale lascio terra per mantenermi molto basso in quota ove una debole corrente di sud-est mi dirige su Roma.
Dopo breve navigazione, senza importanza, decido di atterrare alle ore 9 nei pressi del Forte Appia. 
Riparto alle 10.50, e salendo lentamente in quota, passo con discreta velocità su Roma, raggiungendo poi la quota di 800 metri ove una buona corrente mi spinge a nord, mentre più in alto fra i 1500 ed i 2000 metri le nubi viaggiano con velocità verso nord-est. 
La navigazione è molto tranquilla; dalle 2.30 alle 3 attraverso il Lago Trasimeno, mentre più volte sono obbligato a riprendere l'equilibrio del pallone per gli effetti delle acque e delle colline sottostanti.
Alle ore 4.45 mi trovo su S. Giustino (S. Sepolcro) a meno di 200 metri dal suolo quasi immobile; mi rialzo gradatamente per superare la catena dei [[italics]] Monti della Luna [[/italics]] aiutato nella salita dal vento e sfioro così a pallone pesante, la cima più alta e subito precipito nel versante est sballottato da una vera <> fra aguglie e precipizi.  
Collo scarico di due buoni sacchetti risalgo sui 1600 metri ove il vento ci porta decisamente verso la costa adriatica in direzione dì Rimini. Appena superate le varie catene di monti, mi abbasso e sopra S. Arcangelo, sugli 800 metri di quota, trovo una discreta corrente che mi spinge parallelamente alla costa, mentre più in basso piccole nubi corrono verso nordovest e più in alto un buon vento spira sempre a nord-est. Navigo così a questa quota diretto su Ravenna. 
Date le condizioni meteorologiche favorevoli e la grande disponibilità di zavorra, potrei raggiungere Venezia ed anche Trieste, ma gli ordini impartitimi per il viaggio mi obbligano ad atterrare, ed alle ore 9.5, davanti al cimitero di Ravenna, tocco terra per ritornare a Roma col primo mezzo ferroviario.
Capitano A. M. FERRERO
[[ornamental dotted line]]

L'AVVENTURA DEL CAPITANO RANZA NEL RAID ROMA-TOKIO

La [[italics]] Gazzetta dello Sport [[/italics]] pubblica nel numero di 1° maggio una corrispondenza del tenente Bruno Bilisco, in data 6 aprile, da Aleppo, nella quale racconta l'avventura toccata al capitano Ranza nel suo volo da Adalia ad Aleppo. 
Partito sopra uno S. V. A. coltenente Mazzari il 2 aprile alle 5 da Adalia, dopo quattre ore, costeggiando l'Asia minore, era sul golfo di Allessandretta e calcolava di trovarsi alle 10 ad Aleppo, se non che, appena oltrepassata la catena montuosa che divide il golfo dalla pianura siriana, e costretto, per irregolare funzionamento del motore, ad atterrare alle 9.30 presso il Villaggio di Kara Uml sulla strada maestra da Allessandretta ad Aleppo.
Spedito il tenente Mazzari al paese di Rogeri Ram distante una diecina di chilometri per telefonare ad Aleppo che gli inviassero un motorista con pezzi di ricambio, si addormenta sotto un'ala dell'apparecchio. Alle 6 del pomeriggio un acuto sibilo seguito da un colpo di moschetto lo sveglia. Non vede nessuno, ma comprende che briganti appostati l'hanno scorto e che aspettano la notte per attaccarlo. Tenta partire escludendo il cilindro difettoso e difatti parte, ma in aria è raggiunto, a 600 metri d'altezza, da furiose scariche, che perforato il serbatoio della benzina, lo costringono di nuovo ad atterrare. A terra, con la carabina mitragliera tenta tenere a bada una turba di beduini a cavallo che galoppando gli si avvicinano, sparano e quindi fuggono. Ma le cartuccie presto finiszono e arabi a piedi strisciando sul terreno gli si appressano col fucile spianato gridando. Gli par di sentire dalle loro grida che lo hanno scambiato per aviatore francese e allora, gettando a terra la carabina e alzandosi da terra, grida a braccia aperte: <> (aviatore italiano)!
Cessano subito le grida a un commando del capo che, avvicinatosi con dieci uomini e fatta raccogliere la carabina, gli domanda se ha a bordo bombe francesi. Ranza risponde che bombe non ne ha e che è un aeroplano postale italiano. Dopo esaminato tutto attentamente e fattosi persuaso, il capo gli stende la mano dicendogli: <> (Italiani e arabi sono amici). Il che tuttavia non impedisce loro di svaligiarlo di tutto il danaro e del bagaglio e di impadronirsi dell' apparecchio, contando di ricavarne una somma per il riscatto. 
Condotto dai briganti (duecento uomini a piedi e a cavallo) in un villaggio poco prima predato è trattato con riguardo e datogli da mangiare. Nella conversazione gli raccontano del loro grande odio verso francesi ed inglesi e gli narrano che il tiro antiaereo, con l'alzo rovesciato, l'avevano imparato dai tedeschi presso i quali alcuni di loro avevano guerreggiato. 
Alle 10 di sera si sente un allarme, i beduini lo sospingono in una specie di grotta e fuori si sente un intenso fuoco di fucileria. Dopo mezz'ora i briganti sono spariti, la porta della prigione si apre e Ranza si trova fra un drappello di cavalieri sceriffiani commandati dal tenente Regiai, che saputo della cattura aveva organizzato la spedizione liberatrice.